Beatrice, Laura, and the Others: The Fin de Siècle Debate on Female Inspirers and the Popularising Turn of Giovanni Federzoni and Eugenia Codronchi (Sfinge)
Abstract
:1. The Fin de Siècle Debate on Female Inspirers and Its Reception in Romagna’s Literary Circles
The entire supernatural world that he [Dante] represents has a real entity […]: every individual portrayed by him is not a generic figure of vice or virtue, but a human being who actually lived. […] And so it is with Beatrice, who is not generically the woman, […] but a woman who lived in the world and whom Dante loved, celebrated, grieved, and elevated to represent an idea of sublime physical and moral perfection. In accordance with Dante’s art, for which there is nothing empty, vacuous, nuanced or vaporous, Beatrice is a woman before being a symbol, and she can be a symbol precisely because she was a woman.
Petrarch’s love was not so purely ideal, Platonic, mystical, since he dreamed and desired the person of Laura, rather than stopping to contemplate the image of divine beauty in the feminine beauty; it was no longer the love created by the poet’s imagination who found the expression of something far superior to human nature in the eyes, in the words, in the graces, in the virtues of his woman, and admired in it a seal of divinity.(ibid., pp. 7–8)8
2. “Vita” or “Romanzo”?
I set out to write, without too much of a burden of notes and citations, a reasoned account, easy for everyone to follow, that clarifies and facilitates the understanding of what is contained in the Vita Nuova; such that it reveals events and feelings not so much from Dante’s point of view, but from Beatrice’s. I aimed to carry out a psychological analysis of this woman who was the noble lady of the great poet as she truly was, and as he wished her to appear before the intellectual eyes of readers of his youthful little book, so that those distant in time and space might later understand his sacred poem.
3. Laura’s (Un)Reality
I finally found her, a few months ago; I got to know her, I “saw” her soul […]. I was up there too, […] where she died and survives in the legend that is the only truth. She lives in the memory of the mountaineers who tell of her in their vigils: of the young shepherds who sing songs in her honour up the rocky cliffs, down the grassy crags, in the shade of the beech woods embraced by brown ivy, in the lines of the same landscape that she contemplated and that Cino, here and there, describes to us.
Each of the lives of these celebrated women could be symbolised by a living flame: and may each of these living flames, […] be like a beautiful burning flame that illuminates for us—fighters of this hour—the difficult path. That is to say, may each of them teach us to think hard and work hard: may they lead us to a high and conscious affirmation of ourselves, and to the untiring pursuit of the Ideal.(ibid., p. 6)18
And a sorrowful heart was certainly that of Petrarch; and his poetry was born from his sorrow. Laura, sweet Madonna, thanks be to thee from all hearts! It is true that your poet suffered much for you: but by denying yourself to him you gave him, most chaste one, the greatest of gifts: you gave him a treasure of Poetry. And he compensated you for it, blond Laura, with munificence more than that of a king, of a deity: for he gave you Immortality!(ibid., p. 104)20
Funding
Data Availability Statement
Conflicts of Interest
1 | The extant bibliography concerning the so-called “questione di Beatrice” in relation to Dante’s myth in the nineteenth century is very extensive. I will limit the citations to the texts most closely related to the subject of the present article: Vallone (1958), Puppo (1965), Dionisotti (1967), Vallone (1970), Cofano et al. (2006), Querci (2011), Ghidetti and Benucci (2012), and Benucci (2023). |
2 | |
3 | “Tutto il mondo soprannaturale ch’egli [Dante] rappresenta ha come una entità reale […]: ogni individuo da lui effigiato non è generica figura di vizio o di virtù, ma essere umano effettivamente vissuto. […] E così è di Beatrice, che non è la donna in genere, […] ma una donna, vissuta al mondo, amata, celebrata, pianta da Dante, e da lui innalzata a rappresentare una idea di sublime perfezione fisica e morale. Conforme all’arte di Dante, per la quale non vi ha nulla di vuoto, di vacuo, di sfumato, di vaporoso, Beatrice è donna prima di esser simbolo, e può esser simbolo appunto perché fu donna”. The English translations of the Italian quotations, which are reported in the notes, are mine. |
4 | For Carducci’s contribution to D’Ancona’s edition of the Vita nuova (1872), see Gorni (1997, p. 143, n. 1). For further information regarding Carducci’s studies on Dante, see the comprehensive bibliography provided by Spaggiari (2022, pp. 101–2, n. 9). |
5 | De Gubernatis provides a detailed account of the “Esposizione Beatrice” in the “Per Dante e Beatrice” chapter in his Fibra (1900, pp. 464–94). The event encompassed literary conferences, competitions for female writers, teachers, composers, painters, and sculptors, and the involvement of various schools; finally, it witnessed the collaboration of a significant number of female writers and intellectuals, among the most prominent of the era. See Taddei (1994), Soldani (2018), and Coluzzi (2023). |
6 | For an exhaustive reconstruction of the controversy, see Pedroni (2019), Taddei (1994), Spaggiari (2022, pp. 98–99), and Soldani (2018, pp. 746–53). |
7 | “Beatrice sviluppata dal simbolo e dalla scolastica, qui è Laura nella sua chiarezza e personalità di donna; l’amore, scioltosi dalle universe cose entro le quali giaceva inviluppato, qui non è concetto, né simbolo, ma sentimento: e l’amante che occupa sempre la scena, ti dà la storia della sua anima, instancabile esploratore di sé stesso. In questo lavoro analitico-psicologico la realtà pare sull’orizzonte chiara e schietta, sgombra di tutte le nebbie, tra le quali era stata ravvolta. Usciamo infine da’ miti, da’ simboli, dalle astrattezze teologiche e scolastiche, e siamo in piena luce, nel tempio dell’umana coscienza. Nessuna cosa oramai si pone di mezzo tra l’uomo e noi. La sfinge è scoperta: l’uomo è trovato.” (De Sanctis 1968, p. 294). |
8 | “Non così puramente ideale, platonico, mistico fu l’amore del Petrarca il quale, anziché arrestarsi a contemplare nella femminile bellezza l’imagine della bellezza divina, vagheggiava e desiderava la persona di Laura; non era più l’amore creato dalla fantasia del poeta che negli occhi, nelle parole, nelle grazie, nelle virtù della sua donna trovando l’espressione di qualche cosa di gran lunga superiore alla umana natura, ed in essa ammirando come un suggello della divinità”. |
9 | “Ricordiamo che le cento novelle s’incoronano con la Griselda, stupenda rappresentazione della donna del dovere, glorioso trionfo della donna moglie e madre” (Carducci 1874a, p. 71). |
10 | “Ebbene, se sia permesso dopo tal voce [Carducci] far udire la mia, io affermo che questo tipo di donna è antiumano, antiestetico ed immorale: più immorale di tutte le femmine che hanno riempito il Decamerone delle loro birichinerie” (Sfinge 1904, p. 3). |
11 | Rivalta commemorated Carducci in Faenza after his death (Merci 2015, p. 41); on his studies on Dante, see Montevecchi (2006, p. 26). In the nineteenth century, minor figures in the Commedia and in Dante’s life, e.g., Francesca da Rimini, Pia de’ Tolomei, Matelda, Gemma Donati, and even his daughter Antonia Alighieri, also became subject to the interest of a varied group of female writers (Benucci 2000, p. 28–44). |
12 | Postcard from Giovanni Federzoni to Eugenia Codronchi Argeli, s.d., Carte Sfinge, Carteggio, Federzoni, Giovanni, b. 5/1, Federzoni. |
13 | “Io mi son proposto di scrivere senza troppo impaccio di note e di citazioni un racconto ragionato, facile ad essere da tutti compreso, il quale chiarisca e agevoli la conoscenza di ciò ch’è contenuto nella Vita Nuova; e mostri i fatti e i sentimenti non tanto dalla parte di Dante quanto da quella di Beatrice: mi sono proposto di analizzare psicologicamente questa gentilissima persona che fu l’alta donna del grande poeta, qual essa fu realmente, e quale innanzi agli occhi dell’intelletto fu voluto da lui che apparisse ai lettori del suo picciol libro giovanile, affinché i lontani di tempo e di spazio potessero poi intendere il suo poema sacro”. |
14 | “Perciò io domando: A che fine Matelda dovrebb’essere una donna indifferente al cuore del poeta, e non una di quelle che lo avevano fatto pensare al cielo e alla salute sua? Maria, Lucia, Beatrice, Virgilio, Stazio, San Bernardo sono tutti spiriti carissimi all’anima di Dante, il quale ne ha sentito come una spinta verso il bene; e Matelda dovrebb’essere la contessa Matilde? Perché non potrebb’essere piuttosto la giovinetta purissima, gaia di giovinezza e di virtù, che vide così avvenente anche nella morte, e la cui anima pensò quel giorno stesso dover essere già collocata in cielo?” (Federzoni 1904, pp. 66–67). |
15 | “Il mio lavoro tende a far conoscere quale fu Beatrice gradatamente in diversi tempi nell’anima di Dante Allighieri; tende a far conoscere come, per dimostrare qual ella fosse nell’ultimo concetto, avess’egli bisogno in certo modo di preparare a poco a poco le menti de’ suoi lettori e disporle ad accettare come verosimile, anzi come vero, quello che altrimenti sarebbe parso impossibile. Dante, a conseguire questo effetto, ebbe il pensiero e formò il disegno di una particolareggiata narrazione, per così dire, documentata” (Federzoni 1904, pp. IV–V). |
16 | “Io trovai finalmente costei, pochi mesi or sono; imparai a conoscerla, ‘vidi’ l’anima sua […]. Fui anch’io lassù, […] dove ella morì e dove si sopravvive nella leggenda che sola è verità. Vive ella nella memoria dei montanari che raccontano di lei nelle veglie: dei giovan pastori che cantan canzoni in suo onore su per le erte rocciose, giù per le balze erbose, all’ombra delle faggete abbracciate dalle edere brune, nelle linee dello stesso paesaggio ch’ella contemplò e che Cino, qua e là ci descrive”. |
17 | “Non so se i suoi studi siano stati già letti, in forma di conferenza; uditi, dico, od applaudito certo il primo pubblico che lo ascoltò deve averne portato via un’ottima impressione. Le figure storiche di donne da lei evocate, meglio di qualsiasi figura immaginaria di romanzo [...] inviteranno molte lettrici a valersi di tutto quel fascino ideale che Ella rilevò nella Isabella Gonzaga, nella Laura, nella Récamier”; Letter from Angelo De Gubernatis to Eugenia Codronchi, 13 novembre 1901, Carte Sfinge, Carteggio, De Gubernatis, Angelo, b. 5/1, De Gubernatis. |
18 | “Ognuna delle vite di queste celebri donne potrebbe essere simbolizzata da una viva fiamma: e ognuna di queste vive fiamme, […] sia come una bella face ardente che rischiari a noi—combattenti di quest’ora—il difficile cammino. Ci insegni, cioè, ognuna di esse, a molto pensare ed a forte operare: ci induca all’alta e conscia affermazione di noi medesime, e alla ricerca instancabile dell’Ideale”. |
19 | “Cara signorina, Le sono grato della sua lettera e dell’avere accolto i miei consigli riguardo alle sue letture classiche. […] Dei moderni, oltre il Leopardi Le consiglio la Storia della repubblica di Firenze di Gino Capponi, molte delle prose di Giosuè Carducci, e d’Isidoro del Lungo specialmente quel gioiello che è la sua Beatrice nella vita e nella poesia del secolo XIII”; Letter from Giovanni Federzoni to Eugenia Codronchi Argeli, s.d., Carte Sfinge, Carteggio, Federzoni, Giovanni, b. 5/1, Federzoni. |
20 | “E un cuore dolente fu certo quello di Francesco Petrarca; e la sua poesia nacque dal suo dolore. O Laura, dolce Madonna, siano rese a te grazie da tutti i cuori! Per te molto sofferse, è vero, il tuo poeta: ma col negarti a lui tu gli facesti, o castissima, il maggiore dei doni: gli desti un tesoro di Poesia. Ed egli te ne compensò, bionda Laura, con munificenza più che da re, da nume: perché ti diede l’Immortalità”! |
21 | “È dunque possibile, mi ridomando, non sentire nel Canzoniere la presenza reale di costei? È possibile non sentire l’unità del motivo, il ritmo unico che è norma di tutta la divina sinfonia amorosa? I pochi amori (se si possono chiamare così) estravaganti del Petrarca, cui egli abbia fatto l’onore di fissare col suggello dell’arte, si collegano tutti, piccoli episodi, al tema principale” (Sfinge 1901, pp. 100–1). |
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De Gasperis, A. Beatrice, Laura, and the Others: The Fin de Siècle Debate on Female Inspirers and the Popularising Turn of Giovanni Federzoni and Eugenia Codronchi (Sfinge). Humanities 2025, 14, 114. https://doi.org/10.3390/h14060114
De Gasperis A. Beatrice, Laura, and the Others: The Fin de Siècle Debate on Female Inspirers and the Popularising Turn of Giovanni Federzoni and Eugenia Codronchi (Sfinge). Humanities. 2025; 14(6):114. https://doi.org/10.3390/h14060114
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